La vita di tutti i giorni offre a chi le sa
cogliere infinite possibilità di riflettere sul senso delle cose. Eccone dunque
una. La carta igienica, a casa nostra, entra in pacchi da minimo venti rotoli. Spesso
due pacchi alla volta, perché due costano meno che uno. Penso che la cubatura del
bagno si espanda in ossequio a qualche legge della fisica quantistica in
presenza di quantità elevate di carta igienica, perché abbiamo un bagno
minuscolo ma i pacchi-mostro che compriamo è come se non si vedessero. Insomma,
una volta superato il momento urgente in cui bisogna correre a comprare la carta igienica, la coscienza di
essere gli abbienti possessori di quaranta rotoli di carta igienica ci permette
di arrivare beati alla prossima emergenza.
Ma non è questa la riflessione che facevo oggi.
Tornato a casa, due enormi pacchi troneggiavano in quello che chiamerò il
tinello di casa nostra. Forse a causa delle dimensioni – è come avere in casa
due cartelloni pubblicitari da autostrada – mi sono chiesto per la prima volta:
ma cosa c’entra quel cane con la carta igienica?
Non capisco come mai, da decenni, cani, gatti e animali di pelo preferibilmente bianco vengono associati con
la carta igienica. In un dialogo forbito degno di Platone, T. sosteneva che la spiegazione sta nel legame tra la morbidezza del pelo e la tenerezza
indifesa di questi animali – in genere cuccioli dall’occhio languido – e la
morbidezza e candore della carta.
Ma allora io – pensando ad
usi e funzioni della stessa – dico che ancor più sotto ci dev’essere un istinto
represso sadico e crudele nei confronti dei poveri animali, che a decine ci guardano
indifesi dalle pile di involucri biodegradabili sugli scaffali del
supermercato.