Quando muore un personaggio famoso, la tua vita viene invasa
dal cordoglio di tutte le persone che, senza essere necessariamente fan, si
sentono in dovere di condividere un pensiero accigliato e compunto sulla morte
e la giovinezza (o la morte e la vecchiaia, a seconda dell’età). E, dopo a una prima reazione di dispiacere subentra una reazione di
fastidio per il moltiplicarsi incontrollato dei vari R.I.P., adesso canterai
con gli angeli, la tua musica resterà per sempre nei nostri cuori, etc.
Ieri mattina, ho scoperto al momento stesso di aprire la mia pagina facebook che Whitney Houston è morta, venendo letteralmente sommerso da una profluvie di lamenti telematici, di foto e video condivisi, di ricordi di giovinezza degli anni Ottanta. Roba da porsi delle domande serie sulla vita sociale dei propri amici, visto che a occhio e croce molti di quei post sono stati messi in linea durante la notte.
Per fortuna che a volte ci sono interventi che ti aiutano a
inquadrare l'accaduto in un contesto più ampio. A questo proposito un
trafiletto pubblicato sul sito ultracattolico Pontifex* ci propone una
prospettiva nuova, al di là delle autopsie e delle storie lacrimevoli della
cantante sfortunata segnata dal destino. Il sito ripesca dal Messaggero la
notizia che Whitney Houston si era recentemente convertita all’Islam, e non ci
mette molto a fare due più due (cito):
E pensare che, come riportato sul Messaggero*, la Houston aveva ritrovato la serenità convertendosi all'Islam.La notizia, diffusa nel recentissimo Febbraio, aveva trovato anche molta risonanza sui siti islamici americani che, con grande esultanza, accoglievano una nuova star.La stessa Houston, secondo indiscrezioni, avrebbe dichiarato di aver trovato nell'Islam una dimensione di serenità, dopo le pesanti vicende personali che l'avevano vista coinvolta.Ecco i risultati.Monito di Dio? Chi può dirlo, a noi non è dato conoscere certe dinamiche, anche se la vicenda e la triste coincidenza parlano chiaro.
Ora, a parte che se voleva darle un monito Dio ci è andato giù pesante, e a parte la follia conclamata
dell’autore, un’opinione come questa ci dà un’idea della svolta postmoderna
nelle relazioni tra Dio e i suoi fedeli.
Consigliato da un esperto sondaggista (forse proprio Klaus
Davi), Dio deve avere individuato il suo target principale nelle vecchiette
pettegole dai capelli azzurri e negli omosessuali repressi e tando devodi, la cui lettura principale
è Chi piuttosto che la Bibbia. Solo
loro avrebbero potuto custodire nella memoria una notizia inutile passata
inosservata al resto del mondo impegnato in pensieri più mondani (la crisi?) per collegarla fulmineamente al
momento della morte della povera Whitney. Sono questi animi miti e umili che,
trascorrendo delle vite oscure, caratterizzate dalla negazione di se stessi,
costituiscono non già il sale, ma la brillantina e la lacca della terra. E
attraverso le loro emissioni di CO2 affrettano la venuta dell’Apocalisse.
Grazie, Pontifex,
per averci aperto questo spiraglio nel piano della Provvidenza, e per aver
assestato un altro colpo alla credibilità della religione cattolica.